09 dicembre 2010

AGATAE: MA E' DAVVERO DI MODIGLIANI?

Il disegno inedito del Modigliani, «Ritratto di Agatae»

Riportiamo un articolo dal blog "L'osservatore intransigente" circa i dubbi sull'attribuibilità a Modigliani del "Ritratto di Agatae", esposto in questi giorni al Museo Civico del Castello Ursino di Catania.

Chissà se Amedeo Modigliani si rigira nella sua povera tomba senza fiori del cimitero Père-Lachaise di Parigi… La sua è tutt’oggi una delle tombe più misere e abbandonate. Eppure fin dal giorno dopo la sua morte, avvenuta a Parigi il 24 gennaio 1920, ha fatto arricchire un inverosimile numero di persone…


Due giorni fa la redazione del nostro giornale ha ricevuto il comunicato stampa di una mostra di Modigliani nel Museo Civico del Castello Ursino di Catania che così annunciava: Si svela oggi a Catania l’inedito “Agatae” dell'artista di Livorno. Primo debutto ufficiale per il disegno scoperto sul retro di una lettera del 1919.

È così che apprendiamo che “l’inedito” Ritratto di Agatae rappresenta la santa patrona di Catania, che è stato datato 1919, che si trova sul retro di una lettera “indirizzata a Modigliani da un prelato di Noto” (Sic!).

Pare che il disegno sia stato scoperto casualmente da un collezionista di documenti antichi molti anni dopo l’acquisto di un lotto in una prestigiosa casa d’aste internazionale. Questo collezionista, però, per molto tempo non si sarebbe accorto del prezioso disegno, perché la lettera è rimasta “a lungo piegata in diverse parti e quindi impossibile da vedersi”.

Ci dispiace che ogni volta che si parla di Modigliani i dubbi sorgano spontanei. Così anche questa volta, purtroppo, dobbiamo documentare alcune perplessità.

Partiamo dal documento base, la lettera indirizzata a Modigliani. Avendo una lunga esperienza d’archivio, abbiamo potuto leggere con una certa facilità il documento in questione, scoprendo così che non è affatto indirizzato a Modigliani, non vi si fa nessun riferimento all’artista, né tanto meno a Sant’Agata. Si tratta invece di un semplice nella osta che il Vescovo di Noto, mons. Giovanni Blandini, concedeva nel 1879 alla vedova Michela Agnile di Spaccaforno (l’attuale Ispica), affinché potesse contrarre un nuovo matrimonio con Santo Nigro, residente nella stessa città.

Accertato quindi che la lettera non è, senza ombra di dubbio, indirizzata a Modigliani, facciamo notare che la data della suddetta risale addirittura a cinque anni prima della nascita del pittore, avvenuta a Livorno il 12 luglio 1884.

Su cosa si basa quindi la datazione del disegno al 1919? Gli organizzatori di quest’evento per avvalorare questa datazione hanno supposto addirittura una presenza a Catania di Modigliani in quell’anno, prendendo come testimonianza una frase del diario della madre dell’artista che, riferendosi ai figli Emanuele ed Umberto, scrive “…faranno tana a Catania”, senza dare ulteriori spiegazioni.

È bene ricordare, a questo punto, che gli unici viaggi documentati di Modigliani in Italia sono agli inizi del Novecento tra Napoli, Roma, Firenze e Venezia, dove completa i suoi studi d’arte, e che nel 1906 si trasferirà a Parigi.
Nella Ville Lumière fa amicizia con molti artisti, compreso il nostro Gino Severini e Pablo Picasso. A quest’ultimo probabilmente si deve la contaminazione dell’arte di Modigliani con le sculture primitive che stavano influenzando tutti gli artisti parigini.

In Italia, a Livorno, ritorna solo nell’estate del 1909. Lo stesso anno in cui Paul Alexandre gli presenta lo scultore Brâncusi, che sarà determinante per la sua cifra stilistica.
Da Parigi si sposterà solo nel 1918 a causa della guerra, della sua sempre più precaria salute e della gravidanza della sua compagna. Grazie al poeta Léopold Zborowski soggiorna sulla Costa Azzurra per curarsi i polmoni e seguire la gravidanza della compagna Jeanne Hébuterne, che nel novembre metterà alla luce una bambina.

Nel maggio del 1919 fa ritorno a Parigi insieme alla compagna e alla neonata. Nei mesi successivi la sua meningite tubercolotica peggiora, tanto che, ricoverato all’Hospital de la Charitè in preda al delirio, morirà poco tempo dopo.
Poiché, dunque, anche la datazione dell’opera risulta arbitraria, ci si chiede inoltre per quale ragione l’ebreo sefardita Modigliani, che non aveva nessun rapporto né con Catania né col prelato di cui sopra, avrebbe dovuto disegnare proprio Sant’Agata. Certo, poteva aver visto una sua riproduzione da qualche parte, ma ci risulta comunque curioso che abbia coronato il ritratto con le sigle: MSSHDEPL.

Chi conosce il busto reliquiario conservato nella cattedrale di Catania, sa che Sant’Agata tiene con la mano destra una croce astile e con la sinistra una placca con su scritto:

Mentem Sanctam Spontaneam Honorem Deo et Patriae Liberationem.
L’acronimo formato con le iniziali di questa frase latina è presente ovunque, tra la cattedrale e le altre chiese cittadine, ma solo i catanesi ne conoscono il significato, così che risulta veramente improbabile pensare che una persona assolutamente estranea a questa particolare iconografia gli abbia potuto dare tanta importanza.

Il disegno è abbastanza vicino al tratto modiglianesco, ma in alcuni punti c’è un sospetto eccesso di zelo.
Chi osserva, infatti, il busto reliquiario di Sant’Agata, fitto di preziosi ex voto, difficilmente riesce ad estrapolare un disegno così sintetico come quello approdato a Catania. L’arcano però si spiegherebbe se ad ispirare il disegno fosse stato un santino di Sant’Agata, spoglio di tutti i gioielli ex voto che la ricoprono. E questo giustificherebbe forse il disegno della collana, ma non l’acronimo e tanto meno il supporto cartaceo. Ribadiamo che quello è un documento “riservato” inviato da un vescovo ad altri prelati e destinato a restare negli archivi diocesani.


E che dire di quel testo interno al catalogo della mostra che ricostruisce nei dettagli una visita di Modigliani nella cittadina etnea senza mai indicare che si tratta di una ricostruzione immaginaria? Una sorta di reverie dell’autore che guarda caso immagina l’artista a copiare un santino dopo essersi trovato in tasca una vecchia lettera… Coincidenze?

Un’ultima osservazione, ma non peregrina, riguarda la firma. Come mai tutte le altre firme di Modigliani hanno la Emme arrotondata, mentre quella dell’immagine di Sant’Agata è singolarmente puntuta?

Questi sono i dati oggettivi che hanno alimentato i nostri ragionevoli dubbi.
Senza voler freddare gli entusiasmi dei catanesi, ci piacerebbe che qualcuno rispondesse alle domande che questi dubbi ci hanno posto.

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