Pubblichiamo una nota ricevuta dai Giovani Democratici sulla composizione della Commissione Statuto dell'Ateneo di Catania, che per le sue modalità sta tanto facendo discutere studenti e docenti dell'Ateneo negli ultimi giorni.
"Dopo il Decreto Gelmini e il suo catastrofico impatto sulle finanze dell’istruzione pubblica, siamo destinati a sorbirci anche l’omonima riforma, avente ad oggetto la “governance” universitaria - ossia, in povere parole, le regole con cui l’università nomina i suoi rappresentanti e discute, appunto, del suo auto-governo – diventata in dicembre 2010 legge dello stato. Come viene riformata questa governance, e quindi in sostanza la democrazia universitaria? Come abbiamo più volte detto, tra le novità più rilevanti c’è la totale distruzione di tutti i meccanismi di elezione democratica con cui le varie categorie (docenti, ricercatori, studenti, personale, etc.) potevano scegliere i propri rappresentanti e portare le proprie istanze a chi gestiva economicamente l’ateneo, cioè il Consiglio d’Amministrazione. Dopo la Riforma Gelmini nulla di tutto ciò è più previsto espressamente dalla legge e quindi garantito, tutelato o obbligatorio per la legge stessa. Sulla figura del rettore si concentra una amplissima parte dei poteri politici dell’università tra cui, significativamente, quello di nominare i possibili candidati per le “Commissioni Statuto” , cioè quei gruppi di persone che riscriveranno le regole interne dell’università; più precisamente, i rettori potranno nominare i candidati che dovranno essere votati dal Senato Accademico per quanto riguarda i dodici membri scelti tra docenti, ricercatori e personale, mentre nulla si dice dei soli due membri che dovranno essere scelti dagli studenti (tuttavia, la Riforma Gelmini stessa sancisce sia in lettera che in spirito che i poteri non espressamente assegnati sono da intendersi di competenza del Rettore stesso).
Da questa poco incoraggiante premessa, molti rettori nei vari atenei d’Italia hanno colto l’occasione per dare prova della loro avversione a questa riforma, annunciando l’intenzione di fare di queste “Commissioni Statuto” un’occasione per salvaguardare quanto più possibile della preesistente democrazia universitaria – quantunque chi scrive non sia del tutto convinto, data la presenza numericamente ridottissima e quindi quasi simbolica degli studenti negli organi rappresentativi, che le regole preesistenti fossero le migliori possibili, tralasciando altre pesantissime ombre sul precariato della ricerca e sulle cosiddette baronie accademiche.
Catania, come spesso accade, ha costituito un caso a parte in cui al contrario, il rettore si è preso ogni possibile spazio offerto dalla Riforma Gelmini per esercitare un vero e proprio potere di Imperio sulla Commissione Statuto. Si tratta, è giusto ricordarlo, di un Ateneo contraddistinto in questi ultimi due anni dalla gestione singolare del Magnifico Rettore prof. Antonino Recca che in svariati casi ha non tanto e non solo bypassato il dialogo con le varie categorie e in particolar modo con studenti e ricercatori, ma anzi ha deliberatamente provocato e sfidato queste categorie non solo ignorando, ma anche sbeffeggiando apertamente anche le più miti e modeste richieste su una infinita lista di casi che, nel frattempo, per la loro gravità hanno spesso reso l’Ateneo tristemente famoso in tutta Italia: la protesta dei ricercatori, il cosiddetto “Scandalo di Farmacia”, il Caso Rossitto, la “Questione Lingue”, la richiesta di chiarimenti sulle (ormai dichiaratamente schierate) “liste del rettore” alle elezioni studentesche, l’aumento delle tasse universitarie, insomma una lista senza fine di episodi in cui il rettore ha tenuto un atteggiamento inspiegabilmente autoritario e denigratorio.
Inspiegabilmente, per lo meno, fino ad oggi. Alla seduta del Senato Accademico del 31 Gennaio 2011 il prof. Recca ha ben pensato di presentare una lista bloccata di dodici membri aprendo la discussione con l’esplicita dichiarazione che le candidature non erano discutibili e che il punto non era rinviabile: l’unica cosa possibile era votare in blocco a favore o contro le liste dopo una breve dichiarazione di voto. Questo ha suscitato le reazioni contrarie di ben quattro Presidi di Facoltà tra cui uno, ossia il prof. DiCataldo che presiede alla Facoltà di Giurisprudenza dove chi scrive ha l’onore di studiare, ha anche sollevato delle obiezioni sulla regolarità della procedura, alle quali Recca ha risposto che della procedura si occuperanno in seguito i suoi legali, senza che ciò possa in alcun modo rallentare la procedura stessa. A seguito della seduta, dove il Senato ha votato con una maggioranza risicata la lista bloccata proposta, Recca ha proseguito l’opera nominando in maniera unilaterale anche i due studenti, componendo quindi in sostanza in maniera totalmente autocratica l’intera Commissione Statuto, scegliendoli tra le file degli esponenti di spicco di Alleanza Universitaria e Popolo degli Studenti. Inutile precisare che molti dei nominati sono stati scelti in base a criteri politici assolutamente palesi, emblematica la nomina di uno dei pochi ricercatori che non abbia protestato contro il Decreto Gelmini né contro la Riforma Gelmini.
Che razza di statuto possa redigere una commissione così composta è tutto da vedersi. Ma una totale obliterazione di tutte le forme di rappresentanza universitaria che non siano direttamente tutelate dalla legge (e quindi: la soppressione di tutti gli organi rappresentantivi fatto salvo il CDA) non sorprenderebbe di certo, e anzi sarebbe la naturale conclusione del mandato di un rettore da sempre distinto per un sorridente e burlesco disprezzo per qualsiasi forma di dialogo o confronto."
Matteo Flamigni
Giovani Democratici Città di Catania
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