24 marzo 2011

GLI SBARCHI E LA MAFIA

I libici in fuga sbarcano a Catania

Diciannove extracomunitari, ritenuti gli scafisti del peschereccio dello sbarco di migranti di tre giorni fa a Catania, sono stati arrestati da polizia, carabinieri e guardia di finanza.

Sono 17 uomini e due ragazzi minorenni che hanno affermato di essere egiziani. Il provvedimento è stato emesso dalla Procura distrettuale e da quella per i minorenni di Catania. I migranti finora rintracciati dopo quello sbarco sono 136. La maggior parte è stata trasferita in centri di accoglienza.

Nell'ambito della stessa inchiesta la Dda della Procura di Catania ha indagato, in stato di libertà, quattro presunti appartenenti a un clan mafioso della zona di Riposto e Mascali, la cosca Brunetto, per associazione per delinquere finalizzata al traffico di clandestini.

Sarebbero stati loro a fornire una barca di pescatori, la Felice, che avrebbe dovuto portare a terra i migranti che erano sul peschereccio egiziano. Durante uno dei viaggi con la nave madre, la barca si è arenata vicino Riposto. La nave madre è stata successivamente bloccata al largo di Catania e fatta entrare nel porto etneo.


L'inchiesta nasce da un filone di un fascicolo per un reato analogo aperto nei mesi scorsi dalla Procura della Repubblica di Siracusa. La magistratura aretusea, che ha affidato le indagini al proprio nucleo di polizia giudiziaria, ha attivato un'operazione di 'intelligence', senza 'pentiti', che ha permesso agli investigatori di sapere prima del loro arrivo nelle acque nazionali dello sbarco attuato tre giorni fa nel Catanese.

Dall'inchiesta emergerebbero contatti tra esponenti di clan mafiosi etnei, come quelli presunti della cosca Brunetto, e extracomunitari che farebbero da intermediari per organizzare e coordinare l'arrivo di migranti nell'isola con la tecnica della 'nave madre': gli immigrati arrivano su un grosso peschereccio o su un mercantile che si ferma alla rada e piccole barche di pescatori fanno la spola per portare a terra i clandestini.

Gli atti dell'inchiesta da pochi giorni sono stati integralmente trasferiti, per competenza, alla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania. Ma due sostituti di Siracusa, Antonio Nicastro e Claudia D'Allitto, di concerto con il procuratore capo Ugo Rossi, sono stati 'applicati' all'inchiesta di concerto con i magistrati etnei.

fonte: lasiciliaweb.it

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