Milioni di metri cubi e un nuovo partito politico. Catania costruisce. Catania inaugura. Chiacchiera, anche. Qui non siamo a Palermo, dove mezza parola deve bastare. I catanesi raccontano tutto. Tutto degli altri, ovviamente. Così, mentre a Palermo le inchieste giudiziarie e gli arresti hanno messo in ginocchio Cosa nostra e i suoi favoreggiatori borghesi, a Catania la mafia si rafforza sempre di più, perché intreccia imprenditoria e politica, facendo avanzare in silenzio volti nuovi, inseriti anche ai vertici delle associazioni di categoria.
Il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, catanese con casa a pochi passi dalla chiesa del Carmine, nella piazza dove si tiene il mercato della 'fera 'o luni' (fiera del lunedì), ha replicato alle accuse di mafia mettendo all'indice il trasversalismo dei suoi nemici. Fra i bersagli del presidente siciliano ci sono soprattutto i concittadini Enzo Bianco, ex sindaco oggi senatore Pd, e Pino Firrarello, senatore Pdl dell'ala lealista, quella che lotta contro la destabilizzazione portata dal Mpa di Lombardo e che vede l'ipotesi di Lega del Sud come il fumo dell'Etna.
Questo scontro politico-giudiziario rallenta l'afflusso di denaro e il sereno andamento degli affari. Ma, secondo gli osservatori locali, lo sciame sismico turberà ancora per poco la pax catanensis. Lombardo è dato in uscita. A giugno è prevista la chiusura dell'indagine e una richiesta di rinvio a giudizio bloccherebbe l'espansione del governatore. Dopo le scosse, gli affari potranno riprendere sotto l'occhio di una magistratura finora poco incline agli assalti e di un'informazione dominata da Mario Ciancio Sanfilippo, editore della Sicilia e di Telecolor, padrone della pubblicità locale, membro del comitato esecutivo dell'Ansa e immobiliarista dal tocco infallibile. Sui terreni che aveva comprato vicino all'aeroporto di Fontanarossa alla fine di marzo è stato aperto un nuovo mega centro commerciale con un mega guadagno per Ciancio. Alle ore 14 c'era l'inaugurazione, alle 10 il Comune ha inaugurato la strada.
Nella stessa zona periferica a sud della città, verso le spiagge dorate della Plaia. Ciancio dispone di altri 600 mila metri quadrati di ex agrumeti ridotti a sterpaglie e pronti a trasformarsi nella prossima strepitosa plusvalenza grazie al Pua. La sigla sta per Piano urbanistico attuativo del Comune, dove comanda il sindaco Raffaele Stancanelli, compagno di Lombardo dai salesiani e pidiellino lealista. Il piano prevede sul lungomare un palazzo dei congressi, campo da golf, cinema multisala, parco del mare, acquario e campi da tennis. Il tutto a breve distanza dalla mitica Etna Valley, il distretto industriale specializzato in elettronica sulla falsariga della Silicon Valley californiana e trainato negli anni Novanta dalla Sgs di Pasquale Pistorio.
La crisi, qui, ha colpito duro. La St microelectronics, che è subentrata a Sgs, nel 2009 ha fatto due mesi di cassa integrazione. "Etna valley ha nuovi scenari con le energie alternative e i film fotovoltaici ultrasottili", dice il presidente di Confindustria locale, principe Domenico Bonaccorsi di Reburdone, eletto dopo uno scontro terrificante basato su chi era il più antimafioso del reame. La battaglia si è conclusa con la sconfitta del montezemoliano Fabio Scaccia, che nel frattempo ha fondato la Banca Base insieme all'industriale delle mozzarelle Zappalà e a Pietro Agen, potente presidente della Camera di Commercio.
Alla domanda su quante imprese siano state estromesse da Confindustria Catania secondo i dettami del presidente regionale Ivan Lo Bello, la risposta di Bonaccorsi è: una su 600. Né si può sapere quale sia. "Posso solo dire", dice Bonaccorsi, "che l'azienda operava negli appalti pubblici e che si è, correttamente, autosospesa".
Nonostante le speranze fotovoltaiche, lo sviluppo dell'industria appare stentato. Appena oltre la sede di St microelectronics, Etna Valley è stabilmente occupata da cani randagi, non tutti amichevoli. Sono i discendenti dei bastardi che scorrazzavano fino alla centralissima via Etnea, ai tempi del crac delle finanze municipali e dell'Enel che tagliava la luce dei lampioni al sindaco-taumaturgo Umberto Scapagnini. Fra capannoni abbandonati e strade accidentate, l'altra zona viva del distretto industriale è quella occupata da due ditte di trasporti. Una è la Di Martino, del vicepresidente di Confindustria locale Angelo Di Martino. L'altra è la Sud Trasporti della famiglia Ercolano. Insieme possiedono diverse centinaia di tir, tanto che Angelo Ercolano è presidente regionale della Fai, la Federazione autotrasportatori.
Fonte: L'Espresso
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