11 giugno 2010

CLAMOROSO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" - La cava della mafia e il consigliere di Catania del Pdl

È sotto processo da due anni. La procura, che nel 2008 aveva chiesto inutilmente al gip il suo arresto, lo considera un prestanome delle cosche e per questo adesso lo accusa di “possesso ingiustificato di valori con l'aggravante di aver favorito l'associazione mafiosa Santapaola”. Ma nessuno a Catania lo sa. Eppure Vincenzo Castelli, 48 anni, in città è un uomo che conta. Viene intervistato di continuo da giornali e tv locali. La Sicilia di Mario Ciancio, lo tiene sempre in considerazione. Anche perché Castelli non è solo un potente consigliere comunale fondatore del gruppo Pdl Sicilia. In municipio è presidente della commissione Tribut. Che dicono gli elettori?

Niente. Anche perché niente sanno. Non che il processo in cui Castelli è imputato sia poca cosa. A quell'inchiesta, la Dia ha lavorato per anni. E alla fine si è convinta che il consigliere comunale del Pdl Sicilia fosse una delle teste di legno che controllavano una grande cava a Mistretta di cui adesso la Procura sta tentando di ricostruire bilanci ed affari, gestita attraverso la Dorata di Sicilia Srl di cui Castelli era socio. Per l'accusa il politico di centrodestra sarebbe stato prestanome di alcuni personaggi vicini ai clan e di Giorgio Cannizzaro (arrestato e condannato con l’abbreviato), fratello dello “Zio Pietro” già inserito nel clan Santapaola. “Sono solo illazioni, io ero in quella società per lavorare”, ribatte lui al Fatto Quotidiano.

Ascolta gli atti nel VIDEO a seguire:


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