"Anche se sono sospettato di essere io l'assassino di Lucia, sono tranquillissimo. Noi eravamo una coppia che si amava. La cosa che non capisco, chi e perchè abbia fatto una cosa del genere".
Si difende così l'uomo di 52 anni, indagato dalla Procura di Catania nell'ambito delle indagini sull'uccisione della sua compagna, Lucia Cosentino, la badante di 51 anni assassinata la notte tra sabato e domenica scorsa a Catania. L'uomo, che fa l'agricoltore in un paese alle pendici dell'Etna è uno dei due indagati per omicidio volontario, anche se i magistrati sottolineano che è "un atto dovuto per eseguire atti irripetibili".
È difeso dall'avvocato Miriam Condorelli dello studio legale Trantino: "Non ho alcuna idea a riguardo - sostiene l'uomo - non ho il sospetto di possa avere fatto una cosa del genere. Forse qualcuno che era geloso di me, del fatto che noi stavamo insieme, che, quando potevamo, ci vedevamo".
"Stavamo assieme da cinque anni - aggiunge il 52nne- eravamo una coppia che si amava. Sei mesi fa lei ha iniziato a lavorare a Catania come badante. E così ci vedevano solo il sabato anche solo per dieci minuti, per prendere un caffè".
L'uomo conosceva la passione di Lucia per il computer e le linee chat: "Parlava con le sue amiche, con i suoi amici - sottolinea - aveva molto tempo a disposizione, non stava certo, tutto il giorno, a guardare la signora di novant'anni. La mattina, si alzava faceva le faccende domestiche e poi aveva molto tempo, non stava certo a guardare la vecchietta tutta la giornata".
L'uomo svela anche l'esistenza di un diario della donna: "A lei - sostiene - piaceva scrivere, appuntava ogni cosa che faceva. Ogni giorno, quando tornava da casa, si lavava le mani e poi si metteva a scrivere. Noi non avevamo alcun segreto, nè io nè lei. E io avevo fiducia massima nei suoi confronti".
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