Alla faccia della meritocrazia. Da 30 milioni di euro scarsi ad appena 10 milioni. Sulla Sicilia si abbatte la scure dei tagli ai fondi per finanziare le borse di studio. Soldi che si riducono ad appena un terzo per il 2011, una cifra che metterà le università e gli studenti siciliani meno abbienti con le spalle al muro.
“All’incirca resteranno fuori 4.000 studenti in situazioni economiche disagiate in tutta la Sicilia – afferma il direttore dell’Ersu di Catania Nunzio Rapisarda – con questa decurtazione dei fondi. Soltanto a Catania tra i 1.200 e i 1.300”.
Una vera “strage” in un terra come quella siciliana dove sembra dissolversi come neve al sole persino il diritto allo studio, sancito dall’articolo 34 della Costituzione.
C’è questa violazione? “Direi decisamente di sì – risponde senza indugio Rino Di Meglio, il coordinatore della Gilda, l’associazione degli insegnanti autonomi – in quanto l´articolo 34 della Costituzione, come recita il comma 3, prevede che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Perciò chiediamo ai ministri Gelmini e Tremonti di fare luce sulla questione e di evitare discriminazioni di natura economica fra studenti”.
Oramai sul taglio del 60 per cento del fondo destinato dal Ministero della Pubblica istruzione alle borse di studio (chiamato tecnicamente “fondo integrativo”) non ci sono dubbi. Infatti è stata approvata la Finanziaria 2010 con il varo della legge del 23 dicembre del 2009, la numero 191). La normativa riporta chiaramente che in Sicilia i fondi passeranno dai 29.589.000 euro ad appena 10.360.000. Un vero tracollo che, secondo quanto attesta l’Udu, l’Unione degli Universitari, in Sicilia lascerà fuori dai giochi ben il 40 per cento degli studenti aventi diritto alle borse di studio.
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